giovedì 23 giugno 2016

venti ragazzi Albanesi alla scoperta della Sanità' Italiana

Hanno poco più di vent’anni, ma mentre posano dietro la 

bandiera del “Paese delle aquile” sembrano fieri e consapevoli di rappresentare una risorsa, una ricchezza e in qualche modo una scommessa per il futuro dell’Albania.  
Sono i ragazzi  della scuola per infermieri “Elena Gjika” di Elbasan, città del sud dell’Albania, arrivati in Italia domenica 15 luglio per un mese di tirocinio presso l’ospedale di Gallarate, che si concluderà a metà agosto. Quattordici ragazze e cinque ragazzi, studenti del terzo anno, che prima di discutere la tesi di laurea in autunno hanno avuto la possibilità di un soggiorno in Italia per toccare con mano la realtà ospedaliera del nostro Paese: divisi a piccoli gruppi, i tirocinanti avranno modo di frequentare nell’arco di quattro settimane vari reparti del nosocomio gallaratese, dal pronto soccorso alla traumatologia, dalla medicina alla endocrinologia. A rotazione, un gruppetto farà pratica alla Camelot, la struttura sanitaria presso cui il gruppo è anche alloggiato. 
Un’occasione per toccare con mano la realtà italiana, non soloall’interno dell’ospedale, ma anche attraverso le visite che faranno nei fine settimana, guidate dall’instancabile suor Teresa Silvestri, responsabile del gruppo nel corso della permanenza in Italia. «Venire a lavorare in Italia per noi rimane la scelta migliore, quello in cui speriamo», spiega Artur, 23 anni compiuti proprio nel corso di questa prima settimana passata a Gallarate. Una scelta comune a molti diplomati presso la scuola di Elbasan: gli stipendi italiani sono in ogni caso più elevati di quelli della sanità pubblica e privata albanese, ma sulla scelta dell’emigrazione influisce anche una vicinanza alla cultura italiana (a partire dalla lingua) costruita nel corso dei tre anni alla “Elena Gjika”. A questo poi si aggiunge la forte domanda di infermieri in Italia, sia nel settore pubblico che in quello privato: la professione infermieristica è spesso pesante ed impegnativa, con carichi di lavoro ed un impegno fisico significativo, specie quando si ha a che fare con gli anziani, che ormai costituiscono la stragrande maggioranza dei ricoverati negli ospedali e nelle cliniche italiane. E i lavoratori stranieri sono sempre più importanti anche in questo settore. 
Alla metà di agosto gli infermieri rientreranno in Albania: la maggior parte di loro risiede ad Elbasan, la città sede della scuola, e nel distretto omonimo. Il rapporto tra la città albanese e Gallarate si è fatto sempre più forte nel tempo: già tre anni fa un gruppo di studenti del terzo anno aveva frequentato un tirocinio presso il Sant’Antonio Abate, mentre ormai da anni medici dell’ospedale gallaratese si recano – a titolo personale e gratuito – in Albania per tenere corsi nelle più diverse specialità, dall’oncologia all’ortopedia, dalla neurologia all’endocrinologia.
La scuola per infermieri “Elena Gjika” è stata fondata una decina di anni fa dalle suore della carità di S. Giovanna Antida, arrivate ad Elbasan pochi anni dopo la caduta del regime di Enver Hoxha;  da pochi anni si è trasformata da scuola superiore in sede distaccata della Università “Nostra signora del buon consiglio” di Tirana, con un programma didattico seguito anche dall’Università di Tor Vergata e di Bari. Una scelta fondamentale per garantire un perfetto inserimento degli infermieri e delle infermiere in Italia, dove per l’esercizio della professione è richiesto ormai obbligatoriamente un diploma universitario. Un percorso di collaborazione ormai decennale che oggi ha i volti e la storia di Entela, Artur, Matilda, Ilir, Nereida e degli altri studenti. I volti del contributo fondamentale che gli immigrati danno all’economia e alla società italiana, anche in questo settore.
di redazione@varesenews.it
Pubblicato il 28 luglio 2007